giovedì 29 settembre 2011

Olive Kitteridge

Di Elizabeth Strout

Una serie di racconti che si svolgono nella provincia americana, legati dalla figura di Olive Kitteridge, a volte protagonista, a volte solo un'immagine sullo sfondo. Dei racconti densi di sentimenti, forti, viscerali, ma inaspettati, che ti colpiscono come degli schiaffi violenti, mentre te ne stai tranquillo ad osservare le onde del mare al tramonto.
I racconti sono ciascuno compiuto in sé, ma tutti insieme disegnano uno dei personaggi più veri che la letteratura contemporanea ci abbia donato.

voto complessivo 10/10


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True Blood (stagione 1)

In questo serial americano della HBO, giunto orami alla quarta stagione, ci sono i vampiri. Ma quelli veri. Quelli cattivi, quelli che si sciolgono al sole, quelli che vedono gli esseri umani come sacche di sangue ambulanti.
Ma, come dovremmo sapere bene, tra il nero e il bianco ci sono tante sfumature di grigio.
Ecco quindi che la forza, il senso di potenza che ti dà l'essere un vampiro contrasta con quello che eri, con quello che sei stato, con quello che sei diventato malgrado la tua volontà.

Tutto parte da un antefatto svelato nei primi secondi del primo episodio: veniamo a sapere che i vampiri sono tra noi e sono loro stessi a dircelo, cercando il modo di convivere pacificamente con gli essere umani.

In una cittadina del sud degli Stati Uniti, dove fa così caldo che anche i pantaloncini corti sono un indumento troppo pesante, dove la pelle è sempre un po' imperlata di sudore (se sudi, ovviamente), dove i capelli si appiccicano ai lati del viso, vediamo come vampiri e umani cercano di convivere. A fatica.

Un bel serial, con una giusta dose di mistero e di suspense, con molti centimetri di pelle scoperti. Una bellissima prima stagione in cui, episodio dopo episodio, non sai mai cosa aspettarti e la trama si svolge in maniera impeccabile. E resti a bocca aperta ad ogni finale di puntata.

voto complessivo 9/10

mercoledì 28 settembre 2011

Lo scheletro che balla

di Jefferey Deaver.
Secondo libro della serie dedicata a Lincoln Rhyme, si tratta un thriller veramente ben scritto, con la giusta dose di colpi di scena inattesi (altrimenti che colpi di scena sarebbero?), che regge benissimo il confronto con i vari CSI a cui siamo abituati (il libro è del 1998). Forse quelle quattro o cinque pagine dal risvolto rosa/sentimentale potevano pure essere evitate, ma non tolgono nulla alla avvincente trama e fanno da probabile premessa ai libri successivi.

voto complessivo 9/10

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domenica 18 settembre 2011

Cosa tiene accese le stelle

di Mario Calabresi

Fermo restando che il modo in cui l'autore scrive gli consentirebbe di rendere interessante e piacevole da leggere anche un elenco del telefono, questo libro non raggiunge lo scopo che (probabilmente) si prefissa. L'autore ci vuole far capire che in fondo non è vero che si stava meglio quando si stava peggio (proprio perché si stava peggio) e che un po' di sano ottimismo ci dovrebbe far sperare in quello che potremmo chiamare "the italian dream" (l'uso dell'inglese non è casuale). Peccato che per dimostrarlo intervisti ricercatori che sono andati all'estero (o che sognano Marte) o petrolieri super ricchi o attrici la cui sagace ironia da decenni mette in discussione questo paese e le usanze strane del suo popolo.
Insomma, nonostante le buone intenzioni, questo libro ci lascia con un po' di amaro in bocca, facendoci capire che, forse, per realizzare il sogno italiano, conviene ancora attaccarsi a quello americano.

voto complessivo 6/10

venerdì 2 settembre 2011

Storia della mia gente

di Edoardo Nesi


sì, ok, l'autore sa scrivere in un buon italiano e la prosa scorre che è una meraviglia. Tutto qua.
il libro è alquanto noioso e più che la storia della sua gente (chi sarebbe poi questa sua gente? i suoi ex-dipendenti? gli altri imprenditori che sono stati costretti a vendere la propria azienda?) è la sua storia di imprenditore costretto a vendere la sua ditta e che inveisce contro Cinesi e IRAP, non riuscendo a vedere un po' più in là della propria poltrona). Forse voleva essere un'analisi critica dell'economia globale, forse voleva essere solo un lamento per le aziende che chiudono e nessuno fa niente per impedirlo, ma sembra solo il lamento di chi non è riuscito a tenere in piedi l'azienda di famiglia.

voto complessivo 2/10




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